"CIÒ CHE NON UCCIDE, FORTIFICA". L'altra settimana una mia alunna di
seconda, classe in cui insegno scienze sociali, al termine della
lezione, si avvicina alla cattedra per chiedermi qualcosa. Accertatasi
del fatto che insegno anche filosofia, mi chiede
delucidazioni su un'aforisma che ha sentito da qualche parte e del
quale sarebbe autore Friedrich Nietzsche. Non lo ricorda bene; balbetta
qualcosa come:
Quel giorno stesso, mi impegno in una rapida ricerca in
rete. Nella mia biblioteca personale, malgrado non manchino esemplari
della produzione nietzscheana, al momento non compare Ecce homo, dal quale proviene la
citazione in questione, precisamente del secondo paragrafo
del primo capitolo, Perché sono così saggio. Sono le righe in
cui, rispondendo all'accusa di essere un "decadente", Nietzsche ammette di
esserlo, ma di esserne anche il contrario.
Passano due giorni. Presa in prestito un'opera
omnia
di Nietzsche in edizione economica dalla biblioteca della scuola
(certo,
l'edizione Adelphi è quella citata in tutte le
bibliografie delle tesi di laurea ove Nietzsche venga menzionato, ma
alla bisogna, anche questa può andar bene; peraltro un rapido confronto
con il testo originario scovato su internet mostra una
soddisfacente aderenza della traduzione, almeno nel passo considerato), al termine delle due ore
di lezione in quella classe, quando tutti stanno rimettendo a posto le
loro cose prima dell'agognato squillo di campana delle 13.05, chiamo
alla cattedra l'alunna incuriosita e le spiego che:
E qui - dopo aver sia soddisfatto la
curiosità della mia
alunna, sia onorato il mio ruolo di guida culturale e di
dispensatore di saperi - veniamo al vero punto di questo intervento. Penso che vi sarete accorti tutti della mania di citare a destra e a
manca questo e quell'autore. Forse però non tutti vi sarete accorti del
modo in cui vengono citati tali autori. Soprattutto, di
come certe citazioni, espresse a sproposito, finiscano per assumere un
significato completamente diverso o comunque distorto rispetto
all'origine.
Prendiamo un altro caso famoso. Celebre è
la frase di Blaise Pascal che
recita: Credo dunque che ormai sia chiaro il senso
di questo mio intervento: cioè che il pascersi di citazioni, l'uso
smodato di frasi prese da questo e quell'autore, spesso storpiate o
comunque avulse dal loro contesto di provenienza, utilizzate per fini
parzialmente o totalmente estranei al loro significato autentico, sia
una dimostrazione di profonda ignoranza.
Ecco quindi che abbiamo - come in tempi non sospetti denunciava
ironicamente Franco Battiato in Magic Shop, mi si passi la
citazione! - "i budda sopra i comodini" mescolati ai "mantra e gli hare
hare a mille lire" e alle "rubriche aperte sui peli del papa": una
conoscenza superficiale, distorta, d'accatto, messa insieme cucendo
pezze di varia provenienza e il cui risultato non è una simpatica e
calda coperta patchwork, ma una illusoria e pericolosamente
consolatoria pseudo-conoscenza che - se possibile - è ancora
peggiore della pura ignoranza. Chi infatti è totalmente ignorante è
ancora una tabula rasa, mantiene quanto meno una sua purezza
originaria; ma chi si è lasciato incrostare il cervello da questi
cascami di nozionismo peraltro fasullo, dovrebbe compiere un'operazione di cui il "vero"
ignorante non ha bisogno, ossia azzerare tutto quello che crede
di sapere, liberandosi dalla zavorra che lo opprime.
Tanto per fare un altro esempio: pensate a quante frasi insulse vengono attribuite a Jim Morrison. Credo che il buon Re Lucertola si rivolterebbe nella tomba, se sapesse che esistono persone le quali lo credono l'autore di perle di saggezza quali quelle che si leggono ogni tanto su certi muri reali e virtuali. Internet ha avuto in questo, purtroppo, un ruolo non secondario, per via di un altro malcostume, quello basato sul pregiudizio secondo cui tutto ciò che si trova in rete è oro colato, soprattutto quando viene dai primi tre risultati di una ricerca tramite Google. Morale della favola: la conoscenza è
un processo lungo e
faticoso, che implica un non indifferente sforzo di ricerca e
valutazione delle fonti, confronto tra posizioni diverse, spirito
critico e tante altre belle cose. Noi occidentali, che siamo diventati
ormai talmente sfaticati da volere tutto e subito, pur di fare
sfoggio di ciò che non abbiamo, ci contentiamo, attraverso l'abuso
delle citazioni, di mostrare di sapere ciò che non sappiamo e di
illudere noi stessi e gli altri di aver capito tutto, quando in realtà non
abbiamo capito proprio un bel nulla, ma abbiamo invece annacquato e
deformato, in quelle frasette rassicuranti, saperi e pensieri di ben
altro spessore. |